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Quello stupido gatto animatronico aveva visto tutto. Ma era collegato al suo cellulare, dove la app che gestiva l’intelligenza artificiale sul quale si basava scambiava dati con chissà quale server. La soluzione a Martha sembrò semplice: bastava disfarsi del cellulare. Anzi, forse bastava cancellare la app. Meglio ancora: nelle impostazioni della app doveva esserci un’opzione tramite la quale le informazioni ricevute sarebbero state crittografie e non condivise con nessuno, piuttosto cancellate per sempre.

Il gatto animatronico continuava a fissarla. Martha si lascò sfuggire un sorriso compiaciuto mentre scorreva l’elenco delle app sul cellulare in cerca di “cat-a-tronic hub”. «Già attaccata a quel cellulare?» Mormorò Kev girandosi nel letto. Il suo sguardo era spazientito, più seccato che irritato. Martha lo ignorò. Kev si sistemò seduto sul letto, le lenzuola gli scivolarono via dal torso nudo. «Abbiamo finito di scopare da appena due minuti!» Esclamò il ragazzo, incrociando le braccia. Martha continuò a ignorarlo. Aveva trovato la app, la aprì velocemente. «C’è chi fuma una sigaretta e chi controlla immediatamente il cellulare.» Replicò, senza distogliere lo sguardo dallo schermo. Kev scosse la testa. «Controllare compulsivamente il cellulare non mi pare tanto più salutare che fumarsi una sigaretta. Martha riprese a ignorarlo.

La app sul suo cellulare si era finalmente aperta e lo schermo veniva riprodotto tutto quello che il gatto animatronico osservava, in tempo reale. Al momento, il gatto li stava fissando: sullo schermo c’erano Martha e Kevin, parzialmente avvolti nelle lenzuola del letto della camera di Martha. Kev osservava Martha con disappunto, Martha osservava lo schermo del suo cellulare, il gatto osservava entrambi dal davanzale interno della finestra. Col suo braccio meccanico scostava leggermente la tenda, in modo da inquadrare entrambi i soggetti. Il riconoscimento facciale assegnava i nomi corretti ai due soggetti inquadrati, disegnando una piccola cornice attorno ai loro volti: Martha Pace, Kevin Nelson Howard. Martha notò una scritta lampeggiante sotto la schermata, che diceva: “queste persone sono già nei tuoi contatti”. Annuì, borbottando qualcosa. «Come?» Domandò Kev, girandosi nuovamente nel letto. «Niente, niente.» Lo azzittì lei.

Il gatto animatronico continuava a fissarli, controllato a distanza dalla app. Kevin sbuffò e si fece più vicino. Iniziò a baciarle dolcemente il braccio sinistro, risalendo dal polso fino alla spalla, bacio dopo bacio. «Kev, smettila!» Squittì lei, incapace di nascondere un sorriso divertito. «Secondo round?» Mormorò lui, continuando ad accarezzarle la spalla con le labbra. «Sto facendo una cosa importante!» Lo informò Martha, mostrandogli lo schermo del cellulare. «Non c’è niente di più importante.» Sussurrò lui, mentre i suoi baci si facevano più appassionati.» Martha lo allontanò con uno scossone. «Che palle! - Sbottò il ragazzo, spazientito. - Si può sapere che cazzo stai facendo con quel cellulare?» Mentre Martha continuava a mostrargli lo schermo, cercò di spiegarglielo: «Il mio gatto animatronico ci ha visti scopare! Se lo viene a sapere il mio ragazzo, ci ammazza entrambi. Non lo capisci?» Kevin la osservò perplesso. Si voltò verso il gatto, arrampicato sul bordo della finestra, poi tornò a osservare Martha con l’espressione tipica di chi non ha ben focalizzato quale sia il problema. «Il gatto può avvertire Yuri?» Martha scosse la testa, sbuffando. «No, il gatto non può fare niente, è controllato dal mio cellulare. Ma quello che ha visto è registrato in un file ed è stato salvato come video nelle mie foto. Se il video viene caricato nel cloud, Yuri potrà vederlo… perché ho condiviso con lui l’indirizzo del mio cloud, mesi fa, dopo le vacanze in Corsica… mi sembrava una buona idea, così avrebbe potuto scaricarsi tutte le mie foto.» Kevin sorrise e le strinse il polso. «Ti stai preoccupando troppo.» «Tu dici?» Mormorò lei. «Non credo che Yuri controlli continuamente il tuo cloud, potrai cancellare quel video più tardi. Non c’è fretta.» La rassicurò Kev. Martha annuì sommessamente, mordendosi il labbro inferiore. Era vero, Yuri non avrebbe avuto motivo di tenerla sotto così stretto controllo: erano stati cauti, lei e Kevin, attenti a non destare sospetti, a non lasciare tracce, a non dirlo a nessuno. Perché mai il suo ragazzo avrebbe dovuto andare a controllare il cloud condiviso proprio ora? Martha dubitava persino che Yuri avesse mai aperto quel link, dopo la vacanza in Corsica.

Inspirò a pieni polmoni, rilassandosi, quindi abbracciò Kevin. «Hai ragione, scusa.» Sussurrò. Kevin le cinse il collo con le braccia, senza dire una parola. Restarono così per qualche minuto. Immobili, abbracciati, nudi, nel letto, confortandosi a vicenda, godendosi appieno la piacevole sensazione di quell’abbraccio, dei loro corpi premuti assieme, del calore della pelle dell’altro.

Poi il gatto animatronico emise un miagolio elettronico, e il cellulare di Martha squillò.

Era Yuri.

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Riccardo Depaoli

Olleeeeeé! Il ritorno dei racconti